Teatro Manzoni - Milano : dal 29 gennaio al 17 febbraio 2013 in scena "Il GIOCO DELL'AMORE E DEL CASO "
Nel Seicento e nel Settecento l’attività della Comédie Italienne tenne particolarmente in luce il nome dell’italianità nella prestigiosa Parigi, capitale europea. Furono gli attori italiani a portare al successo tante opere dei commediografi dell’epoca; in particolare Il gioco dell’amore e del caso di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux, che tenne la ribalta nel gennaio 1730 per quindici applauditissime repliche. L’attività produttiva della nuova Pergola si apre proprio con questo gioiello della drammaturgia settecentesca, che ha in sé il germe della grande tradizione del teatro “all’italiana”.
Piero Maccarinelli riscopre la squisita tessitura drammaturgica di Marivaux nella versione e nell’adattamento di Giuseppe Manfridi per farne risaltare “tutta la sua inattuale contemporaneità” e raccontare le inquietudini, le tragicomiche ansie dell'essere innamorato, la paura del futuro, l'incertezza dell'essere amato, la comica e talora patetica posizione dell'amante rispetto all'amato e viceversa.
Paolo Briguglia, Antonia Liskova, Francesco Montanari, Fabrizia Sacchi, volti noti al grande pubblico per una carriera artistica che spazia tra teatro, cinema e televisione, sono i protagonisti dello spettacolo insieme a Emanuele Salce e Sandro Mabellini.
Il gioco dell’amore e del caso è una classica “commedia degli equivoci”: nella versione originale Orgone ha una figlia, Silvia, alla quale concede di vestire i panni della sua cameriera, Lisetta, con lo scopo di studiare segretamente i comportamenti del suo futuro sposo, il giovane Dorante. Anche Dorante, però, ha usato lo stesso stratagemma: mascherato da Arlecchino, suo servitore, studierà il comportamento di Silvia. Silvia e Dorante, nei panni dei rispettivi servi, s’innamorano e la stessa cosa accade anche ai due servitori che indossano le vesti dei loro padroni. A
ttraverso uno stile gradevole e raffinato il teatro di Marivaux si sofferma a descrivere le mille sottigliezze dell'amore: al suo sorgere o nelle sue ambigue metamorfosi, nel suo urtarsi con le convenzioni sociali e mondane. Marivaux fa emergere le contraddizioni dei personaggi divisi tra l'"essere" e l'"apparire", la verità e l'inganno e svela le pieghe nascoste del gioco della passione, mostrando l'essenza di una natura umana vacillante, incerta, piena di perplessità e interrogativi.
L’adattamento e la traduzione di Giuseppe Manfridi realizzano la duplice necessità del regista Maccarinelli di restituire la precisione della lingua e di avvicinare alla nostra sensibilità il conflitto fra classi sociali. “La versione italiana da noi proposta – spiega Manfridi - ha molto lavorato sull’impasto strutturale che Marivaux affida al suo vocabolario. Il Settecento implicito in appellativi del tipo ‘servo’ o ‘padrone’ è stato, ad esempio, messo in sordina per lasciar spazio a un codice impiegatizio capace di assorbire la piccola comunità della commedia in un mondo del lavoro prossimo al nostro, e che come il nostro abbia esperienza di crisi collettive e di manovre finanziarie indispensabili per riassestare i bilanci. Per questo motivo siamo stati indotti a immaginare che due grandi famiglie, due potenti dinastie, tentino una fusione societaria confidando in un matrimonio di convenienza tra i rispettivi rampolli a cui le nozze non verranno espressamente imposte, ma quasi. Un ‘quasi’ decisivo, poiché è qui che ha sede il cuore narrativo del Gioco, in questa ipocrisia di fondo per cui l’amore che provvidenzialmente avvincerà Silvia e Dorante consentirà un’apparenza di legittimità morale a un esito che, altrimenti, c’è da pensare sarebbe avvenuto comunque. Così, negli infingimenti e negli inganni orditi dalle autorità dominanti (gli adulti, i padri), la materia sentimentale e romantica darà l’illusione di prendere il sopravvento vestendo con parvenze di natura la grande macchina affaristica che in realtà manovra le cose del mondo.”
L’ambientazione riposa su un passato che si affaccia a un giardino dove la natura, indifferente al ritmo del discorso amoroso, è talora matrigna e talora complice affettuosa. Un’installazione fatta d’immagini elaborate secondo il proprio personalissimo stile dall’artista fiorentino Giacomo Costa accompagna il trascolorare di emozioni e sentimenti su un fondale a light box digitale, davanti al quale solo due grandi porte a imbotto e quattro poltrone dell'epoca staranno a indicare l'opulenza senza tempo dell’opera.
I costumi del premio Oscar Gabriella Pescuccigiocheranno sulle asimmetrie del tempo, fra Capucci e Watanabe: “Marivaux è un grande conoscitore del comportamento umano, i suoi giochi, schermaglie, battibecchi, fra un uomo e una donna, sono ancora oggi credibili. Per questo, quando il regista Piero Maccarinelli, mi ha suggerito di fare i vestiti contemporanei, vicino a noi, ho subito condiviso l'idea! Le ispirazioni sono state tante, ho cercato di fare abiti allegri, che seguissero il divertimento del testo.”
Il Settecento è dunque uno sfondo presente, ma rimanda alla contemporaneità dove i corpi e le voci dei quattro innamorati amati amanti daranno inizio al gioco accompagnati dalle complici musiche di Antonio Di Pofi e dal disegno luci di Umile Vainieri.
Il GIOCO DELL'AMORE E DEL CASO di Pierre Carlet de Chamblain deMarivaux versione e adattamento di Giuseppe Manfridi
Al Teatro Manzoni dal 29 gennaio al 17 febbraio Biglietto: poltronissima € 30,00 - poltrona € 20,00 Orari: feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30