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Presentati i risultati della ventiduesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli in Lombardia

alt26 gennaio 2016 - presentati oggi  a Milano presso Spazio Chiossetto  i risultati della ventiduesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli in Lombardia.

Nel 2015 la spesa complessiva per beni durevoli (11.161 milioni €) ha riportato un incremento di 7,1 punti percentuali sull’anno precedente: si tratta di una crescita superiore a quella media nazionale, che si è attestata a +6,4%.

I settori di spesa

  • Auto e moto – Le auto nuove vedono le vendite toccare i 3.366 milioni € (+16,2% sull’anno precedente). Per quelle usate la spesa è stata pari a 3.195 milioni, in crescita del 5,6% sul 2014. Per i motoveicoli il 2015 è stato un anno positivo, in Lombardia come nel resto del Paese: in regione le vendite sono salite di 9,3 punti, attestandosi a 259 milioni.

  • Mobili – I lombardi nel 2015 hanno speso 2.601 milioni € per acquistare mobili e complementi di arredo. Anche in questo caso, è andata meglio in Lombardia (+1,3%) rispetto al resto del Paese (1,0%).

  • Elettrodomestici ed elettronica di consumo – Nel settore degli elettrodomestici la spesa regionale è salita del 10,5% e si è attestata a quota 936 milioni €. Anche in Italia il trend è positivo con una crescita di 4,0 punti percentuali. L’elettronica di consumo, invece, ha perso il 6,7% dei volumi di vendita rispetto al 2014. In termini assoluti si è passati da 459 a 428 milioni €. E’ andata peggio a livello nazionale: -9,5%.

  • Prodotti Informatici La spesa di questo comparto è stata pari a 377 milioni € e ha fatto segnare una flessione del 4,5%, contro il -5,2% medio nazionale.

La differenza di reddito pro capite nelle diverse province lombarde è ancora molto alta, e non solo per i 27.300 € di Milano che distanzia Sondrio, seconda provincia con 20.426 €. Infatti Lodi, la provincia con il reddito più basso, si attesta a 14.754 €, un valore largamente inferiore alla media Paese di 18.138 €. In questo contesto anche Como registra dati inferiori alla media (16.438 €), con Brescia (17.029 €), Lecco (17.418 €), Varese (17.522 €), Bergamo (17.455 €) e Mantova (17.972 €). Sopra la media invece, Cremona, con 18.602 € e Pavia 18.112 €.

In tutti i settori di spesa, il capoluogo regionale fa segnare i volumi maggiori, come del resto è avvenuto anche negli anni precedenti.

Per quanto riguarda le auto nuove, tutte le province registrano un saldo positivo sul 2014. Sondrio, è quella che mostra la performance migliore rispetto all’anno passato: +20,2% (€ 41 milioni). Mantova (+19,2% con € 131milioni) e Lecco (+18,9% con € 124 milioni) registrano dati superiori alla media nazionale (+18,2%).

Sul fronte dell’usato, sono invece Lodi Cremona e Bergamo a far segnare l’incremento di vendite maggiore: +7,7%, per un totale di 53 milioni € a Lodi e di +7,6% a Cremona (106 milioni), seguite da Bergamo (+7,2%, 293 milioni). In termini di consumi complessivi a guidare la classifica sono Milano (1.529 milioni) e Brescia (361 milioni). In generale tutte le province mostrano differenze positive rispetto al 2014 nel segmento dell’usato.

Per i motoveicoli, si rileva ovunque un saldo positivo in particolare a Lecco (+18,3) Lodi (+16,7%) e Sondrio (15,9%).

Sul fronte dell’arredamento Lodi Como e Brescia sono le province che mostrano una crescita maggiore: rispettivamente +2,5% (58 milioni €), +2,1% (164 milioni €) e +1,8% (317 milioni). Sopra la media regionale (+1,3%) anche Mantova (+1,8%, a 111 milioni €) Bergamo (+1,6% 273 milioni €) e Varese (+1,4% 231 milioni €). In linea con il dato regionale Sondrio con 48 milioni €.

Il settore degli elettrodomestici grandi e piccoli, che a livello regionale ha vissuto un incremento del 10,5% rispetto all’anno precedente, vede primeggiare Milano con 398 milioni € complessivi (+11,2%), seguita da Brescia a 115 milioni (+10,3%) e Bergamo con 98 milioni (+10,4%). Gli aumenti più contenuti si sono vissuti a Mantova (+8,6%) e a Pavia (+8,6%).

L’elettronica di consumo riporta cali in tutte le province della regione, con i due estremi della classifica rappresentati da Milano (-5,7%, 1.075 milioni €) e Lecco (-9,9%, 88 milioni €).

Gli acquisti del comparto informatica scendono in tutte le provincie. La maggior parte di esse riesce comunque a mantenersi sopra la media nazionale (-5,2%): Milano (-3,8%) Como (-3,8%) Brescia (-4,1%) Bergamo (-4,3%) Mantova (-4,5%) e Varese (-4,9%). La flessione maggiore si registra a Cremona con una perdita di 7,5 punti percentuali per un controvalore di 12 milioni di euro.

Eccovi alcune tendenze che si riscontrano anche in Lombardia:

negli ultimi 40 anni gli over “65enni” sono più che raddoppiati. Una famiglia su tre ha un anziano con necessità di assistenza giornaliera o parziale. Nel 77% dei casi ad occuparsene sono soprattutto i parenti: i figli nel 50% delle situazioni, le badanti (21%), il coniuge (16%), altri parenti (14%), oppure la casa di riposo (13%).

La spesa media mensile per nucleo famigliare dedicata all’assistenza degli anziani è di oltre 500 euro, una cifra che pesa sul budget medio famigliare. In questa economia di scambio gli anziani svolgono tuttavia anche un ruolo attivo dal momento che il 31% degli italiani over 65 dà una mano in famiglia ai figli e ai nipoti. Più in particolare il 71% si occupa dei nipoti, mentre il 31% aiuta direttamente i figli. Il loro contributo medio mensile stimato è di circa 385 euro per nucleo famigliare.

Gli anziani costituiscono quindi una preziosa risorsa: per quasi una famiglia su cinque rappresentano infatti un aiuto importante (19%). Nel 12% delle famiglie gli over 65 giocano un doppio ruolo: seppur necessitino di assistenza, svolgono una importante funzione di supporto per il nucleo, nel 19% dei casi aiutano senza aver bisogno di forme di attenzioni particolari e nel 22% dei casi hanno bisogno di “una mano”, ma non sono in grado di contraccambiare. Il contributo medio è valorizzabile in 330 euro.

Tra i supporti di cui godono gli anziani attualmente, sono senz’altro da menzionare tutti quei migranti che forniscono servizi alle persone: il 77% degli stranieri, secondo gli italiani, effettivamente ricopre ruoli di badante e di colf, seguono professioni come l’operaio edile nel 53% dei casi, il lavoratore agricolo (45%) il domestico (41%), oppure il cameriere/barista (29%). Nel Nord dell’Italia gli immigrati svolgono lavori legati all’agricoltura nel 32% dei casi, sono badanti (80%), domestici (38%) oppure operai edili nel 68% dei casi.

Il dato sorprendente della ricerca è che solo un quinto degli intervistati sa quantificare la presenza degli stranieri in Italia e ben 4/5 ne sovrastima il numero che è di 5.000.000 nel 2015, l’8% della popolazione totale. Nel 1995 erano 685.000 unità con un’incidenza sulla popolazione inferiore all’1%.

Per il 42% del campione parlare di “immigrati” evoca pensieri che spaziano nella sfera della diffidenza, mentre nel 61% fa pensare all’area positiva dell’arricchimento/risorsa e a quella delle difficoltà che i migranti incontrano nel loro inserimento e alle motivazioni che li hanno spinti alla fuga dai paesi di origine. Le principali conseguenze della loro presenza sono considerate l’emergere di una società multietnica e multiculturale, in parte meno sicura, ma che certamente fa più figli. www.findomestic.it www.ahca.it