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Il miglior prosciutto del mondo? Il gammune di Belmonte Calabro

altSettembre 2015 - Concorrente di successo del più famoso “pata negra” spagnolo: è l’opinione unanime del gruppo di giornalisti esperti di enogastronomia che hanno assaggiato il prodotto, insieme ad altri del territorio di Belmonte, nel Ristorante Calabria dei Ristoranti Regionali di Eataly all’Expo Milano. 

Infatti, non è un caso che Carlo Petrini, riguardo al gammune  abbia scritto che “è di una qualità tale di non aver niente da invidiare ai culatelli migliori emiliani o a certi prosciutti spagnoli”….e  Petrini senza ombra di dubbio sa di cosa parla. 

Come spiega con passione il produttore del prodotto, Mario Arlia, “la procedura di preparazione è molto difficile in quanto il gammune si fa disossando la coscia del maiale,  ma bisogna stare molto attenti perché non bisogna intaccare la carne né i nervi”. Inoltre, “è imprescindibile lasciare due ditta di grasso intorno alla coscia”, aggiunge. “E’ un prodotto fatto con molta cura e amore e vi renderete conto che potrebbe anche concorrere con successo con il più famoso “pata negra”, il prosciutto iberico”, sottolinea Arlia. 

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Oltre al gammune gli esperti hanno assaggiato anche un grano speciale, il frumento duro, una delle varietà antiche, rare e pregiate, coltivate nel sud Italia, noto come il “Senatore Cappelli”, dalla spiga aristata ed il cui nome gli è stato attribuito dall’agronomo e genetista Nazareno Strimpelli nel 1923. Egli ne curò gli studi nei poderi adibiti alla coltivazione sperimentale di proprietà del marchese Cappelli. 

L’agronomo Strampelli riuscì a ottenere diverse cultivar adatte ai climi siccitosi e resistenti alle malattie e al forte vento, tale impresa rese l’Italia indipendente dall’importazione dei grani stranieri, come fino ad allora non era stato. Come merito per aver raddoppiato in pochi anni la quantità di grano in Italia, il ministro dell’agricoltura del regime fascista omaggiò tale vittoria nominando Strampelli e Cappelli senatori a vita. 

Una conseguenza benefica dell’introduzione delle varietà studiate e coltivate da Strampelli, fu la riduzione dell’insorgenza della malaria nelle vaste aree paludose del centro-nord Italia: i grani da lui selezionati anticipavano la mietitura, cioè maturavano prima rispetto alle altre varietà locali, evitando ai contadini di raccogliere i chicchi nel periodo di infestazione delle zanzare. 

Anche oggi tale varietà viene ridiffusa e valorizzata per le sue alte qualità organolettiche ed è diventato per questo motivo il simbolo della “pasta da gourmet”. Per ultimo non poteva mancare nella degustazione il re della tavola italiana: il pomodoro. Ma qui parliamo di un prodotto speciale: il Pomodoro di Belmonte, tipico e locale, una cultivar fortemente legata al territorio da cui prende il nome. 

Anche la sua origine, nel territorio calabro è curiosa: le sue sementi hanno raggiunto questa terra quando un emigrante, di ritorno dagli Stati Uniti, decise di coltivarle in terra natia. Sarà il territorio di Belmonte, geograficamente e culturalmente favorevole, il luogo da cui prenderà il via il processo di valorizzazione del frutto. 

Questo fantastico ecotipo, infatti, deve la sua tradizione etno-gastronomica alla particolarità della cultivar (colore e sapore) e alle tecniche di produzione rimaste invariate nel tempo. La varietà “Cuore di Bue”, chiamata così perché ricorda per forma e dimensione il cuore di un bue, è la più apprezzata dai consumatori poiché presenta  una buccia sottile, la struttura interna compatta, la polpa grumosa, pochissimi semi e un colore rosa acceso. 

altA differenza degli altri pomodori matura dall’interno verso l’esterno, da questa caratteristica e dal fatto che presenta pochissimi semi deriva la sua particolare dolcezza. Quando il frutto è maturo, può raggiungere dimensioni che variano dai 400 gr al 1,5 kg, e alcuni esemplari possono superare addirittura i 2 kg.

E siccome parliamo di valorizzazione il territorio di Belmonte sarà valorizzato anche a partire dall’eccellenza di questi prodotti, senza tralasciare altri aspetti, come il centro storico, un piccolo gioiello architettonico incastonato sul dorso di una collina rocciosa, a schiena d’asino; ha la forma di nave con la prora protesa verso il mar Tirreno. 

Attorno al Castello, la prima costruzione che sorse sulla collina di Belmonte (attorno al 1270)  sono nate le antiche abitazioni, in gran parte rimaste immutate nel tempo, ed i tortuosi e stretti vicoletti a gradini, incassati tra esse, fanno di questo centro storico un testimone autentico, muto ed eloquente nello stesso tempo dei secoli passati.

Si consiglia la visita al Museo della Civiltà contadina con preziose testimonianze del mondo agricola ed artigianale del paese e la completa Biblioteca Comunale; molto interessante la chiesa di S. Maria Assunta, costruita nel  1500 al cui interno si possono ammirare due dipinti olio su tela del Settecento degli artisti Nicola Menzele e Francesco Basile. 

Per ulteriori info:

www.comunedibelmontecalabro.cs.it

www.prolocobelmonte.it