Facili ma non troppo: un vademecum per non avere problemi con le lenti a contatto
Novembre 2017 - Per molti soggetti ametropi, si tratta di un piccolo miracolo quotidiano: applicare le lenti a contatto e non sentirle più dopo pochi minuti. È bene però ricordare che le lenti a contatto, anche se molto ben tollerate, sono un mezzo protesico che produce una serie di modificazioni molto rilevanti alla superficie oculare. Per questa ragione, i portatori di lenti a contatto dovrebbero seguire alcune semplici regole per minimizzare i rischi per gli occhi.
La prima raccomandazione per chi vuole portare lenti a contatto è di sottoporsi a una visita oculistica di idoneità presso un medico oftalmologo, evitando di affidarsi a figure tecniche che non hanno le competenze adatte- spiega Pasquale Troiano, Consigliere SOI. La visita ha l'obiettivo di verificare la presenza di eventuali fattori di rischio e di capire se la lente a contatto può essere portata con tranquillità dal soggetto o se bisogna adottare particolari accorgimenti, come ridurre il numero di ore di applicazione, per esempio, per chi ha problemi di natura allergica. Una volta verificata l'idoneità, sarà il medico oculista a orientare il paziente verso la tipologia di lente – che potrà essere rigida, morbida o gas-permeabile – più adatta allo specifico tipo di occhio.
La lente a contatto morbida è certamente la lente a contatto preferibile nella stragrande maggioranza dei casi - continua Troiano. La lente rigida è riservata ai casi in cui la morbida per motivi tecnico-strutturali risulterebbe inadeguata: l'esempio classico è l'occhio con cheratocono, cioè una deformazione della cornea tale non poter essere corretta da una lente morbida. Le tipologie di lente morbide si differenziano poi per la durata: possono infatti essere a ricambio giornaliero, settimanale, quindicinale, mensile e trimestrale. Raramente si va oltre come durata, come invece si faceva alcuni anni fa, perché occorre ricordare che le lenti morbide, a lungo andare, diventano un ricettacolo di germi, per quanto sia accurata la manutenzione fatta. Più rapido è il ricambio più sicura è la lente!
Una volta scelta la lente a contatto più adatta, è importante per il paziente sottoporsi a una visita medica oculistica periodica di controllo, la prima sei mesi dopo la prescrizione, e poi le successive con cadenza annuale, per verificare che l'occhio sia "confidente", cioè stia bene con le lenti a contatto.
Acquistate le lenti, il paziente dovrà gestirle autonomamente. Il primo obiettivo per lui sarà quello di imparare a indossarle e a rimuoverle senza esitazioni, per esempio nel caso in cui diano fastidio o sia presente un corpo estraneo nell'occhio.
Per maneggiare le lenti e tutto ciò che riguarda la loro conservazione, come i flaconi per la manutenzione e i contenitori, è assolutamente necessario avere le mani pulite. Immediatamente prima, occorre quindi lavare e asciugare accuratamente le mani.
Raccomandare il lavaggio delle mani può essere quasi scontato, mentre raccomandare l'asciugatura lo è certamente meno: pochi ci pensano, ma l'acqua che può rimanere sulle dita dopo il lavaggio, non è sterile!!! .
La soluzione migliore è quindi utilizzare tovagliette usa e getta in carta, evitando gli asciugamani e anche i getti d'aria che, come rilevato da alcuni studi, possono essere contaminati da una notevole carica batterica- spiega Troiano.
Altre raccomandazioni fondamentali per la salute dell'occhio riguardano la gestione delle lenti monouso, pensate per essere indossate la mattina e tolte la sera. Una volta rimosse, le lenti monouso non sono più utilizzabili e vanno pertanto buttate, perché le loro caratteristiche costruttive non ne permettono una corretta manutenzione senza un conseguente danneggiamento.
Occorre ricordare anche una semplice norma per garantire alla superficie oculare una corretta ossigenazione: bisogna applicare le lenti a contatto il più tardi possibile dopo il risveglio e rimuoverle il prima possibile prima di dormire. Il motivo per cui, dopo pochi minuti di applicazione, la presenza della lente non si avverte più è che essa riduce così tanto la concentrazione di ossigeno a livello della superficie oculare che le terminazioni nervose della cornea smettono di funzionare. Una mancanza di ossigenazione simile si riproduce quando la palpebra è abbassata, anche se una minima concentrazione di ossigeno sulla superficie oculare ed è garantita dai vasi sanguigni della palpebra superiore. È quindi fortemente consigliabile lasciare qualche ora gli occhi senza lenti durante la veglia, evitando così una condizione di ipossia cronica della superficie oculare che può condurre a una serie di problematiche anche abbastanza rilevanti sul piano clinico. Pericolosissimo è il pisolino con le lenti a contatto applicate; prima di dormire anche se per poco tempo è assolutamente necessario rimuovere le lenti a contatto.
Infine, una norma che può sembrare di buon senso, ma che viene spesso disattesa: quando si avverte un qualsiasi disturbo agli occhi, bisogna evitare d'indossare le lenti. È esperienza comune per gli oculisti visitare pazienti che si presentano in ambulatorio con gli occhi in pessimo stato ma con ancora le lenti indossate.
Per finire, vale la pena di segnalare alcune importanti novità del settore: da alcuni anni sono presenti anche lenti a contatto “multifocali” che permettono di compensare la presbiopia. Come gli occhiali multifocali queste lenti non sono facilmente tollerate e hanno un elevato tasso di abbandono. Recentemente è stata realizzata una nuova tipologia di lente a contatto in grado di compensare la presbiopia senza avere i disturbi caratteristici delle lenti multifocali.
Sono denominate lenti afocali e sono un brevetto integralmente italiano.
Queste stesse lenti, inoltre, sono caricate con lacrime artificiali, rilasciate sull'occhio per effetto del movimento della palpebra durante l'ammiccamento.
Ciò consente un'adeguata lubrificazione della superficie oculare, aumentando il livello di tolleranza di queste lenti nei soggetti over40, un'età in cui possono esserci dei problemi per le prime manifestazioni dell'“occhio secco”.
Per ulteriori informazioni consultare Il portale dell'Oftalmologia italiana| SOI Società oftalmologica italiana www.soiweb.com