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OCCHI: DOVE STA ANDANDO L’OCULISTICA ITALIANA? A colloquio con Matteo Piovella, Presidente SOI

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Maggio 2018- Da una parte un mondo in perenne mutamento, che propone tecnologie e terapie mediche sempre nuove. Dall’altra un panorama italiano sempre più in difficoltà per le annose questioni della mancanza di risorse delle strutture pubbliche. In questo paradosso si devono muovere gli oculisti italiani che si riuniranno a Milano, dal 16 al 19 maggio (MiCom-Milano) prossimi per il 16° Congresso Internazionale della Società Oftalmologica Italiana (SOI).
“Uno dei due congressi SOI dell’anno è un’occasione per tutti i colleghi per aprirsi al contesto internazionale: il confronto con gli Stati Uniti, il Giappone e con gli stati più avanzati d’Europa è sempre stato un momento importante per la nostra specialità”, ha sottolineato Matteo Piovella, presidente della SOI, per illustrare i temi dell’edizione di quest’anno. “Rispetto al passato però le cose sono molto cambiate: se prima potevamo dire a ragione di essere all’avanguardia, da alcuni anni le migliori tecnologie non sono disponibili negli ospedali pubblici e il paziente è obbligato a rivolgersi al privato”.

Stiamo parlando dell’intervento di cataratta che da alcuni anni può essere l’occasione per correggere i più importanti difetti di vista da lontano – la miopia, l’astigmatismo e l’ipermetropia – e da vicino, la presbiopia. Questo avanzamento è dovuto alla diponibilità di lenti multifocali di nuova generazione : sono le Trifocali e le EDOF.
“Su 600.000 cataratte che facciamo ogni anno, quelle con cristallini di nuova generazione multifocali sono solo 6000, cioè l’1 per cento, e nessuna nel pubblico: per confronto, in altri Paesi come la Germania sono ormai al 15 per cento del totale”, ha aggiunto Piovella. “Questo, come ho ripetuto più volte, è primariamente un problema di risorse finanziarie; per l’intervento di cataratta, il Sistema sanitario nazionale rimborsa circa 800 euro, contro i 3000 che vengono rimborsati in Germania: si può ben capire che, finché permane questa situazione, la possibilità di operarsi con le nuove metodiche sarà sempre preclusa ai pazienti che si rivolgono agli ospedali pubblici”.

E non è solo un problema di risorse finanziarie e di tecnologie, ma anche di organizzazione sanitaria e competenze dei chirurghi. Perché l’intervento con le lenti multifocali implica una serie di procedure di valutazione del paziente e di preparazione all’operazione, che sono molto diverse da quelle tradizionali adottate normalmente.
“In qualità di Presidente SOI da anni mi sono attivato istituzionalmente per fare adottare le nuove tecnologie negli ospedali. Per questo SOI è nella condizione di dover organizzare un documento per indicare ai colleghi i corretti adempimenti quando saranno disponibili le nuove tecnologie negli ospedali pubblici”, ha sottolineato Piovella. “Questo perché nel nostro Paese siamo rimasti indietro di almeno 10 anni, e non esistono più adeguate esperienze cliniche dedicate ; questa è la situazione e per questo SOI agisce per sostenere il necessario cambiamento ”.

Anche in altri specifici campi gli avanzamenti hanno portato notevoli benefici per i pazienti. Prima fra tutti la nuova tecnica SMILE per la chirurgia refrattiva (cioè per l’intervento di correzione dei difetti visivi).
“La SMILE ha rappresentato un vero avanzamento per la chirurgia refrattiva; oggi è prevalentemente dedicata alla correzione della miopia .Si tratta di una tecnica laser controllata da un computer che, con una precisione straordinaria, disegna all’interno della cornea un lenticolo cioè una piccola lente centrale, separata dal tessuto circostante, che viene successivamente rimossa dal chirurgo”, ha spiegato Piovella. “In sostanza l’intervento consiste nell’estrarre una parte di tessuto corneale, senza ablare la cornea, come quando si utilizza il laser ad eccimeri , evitando per questo la presenza di cicatrici corneali postoperatorie significative.: i risultati per il paziente sono ottimi”.
Sul fronte del trattamento del glaucoma, sta diffondendosi negli Stati Uniti l’Utilizzo degli stent.
alt“Si tratta di piccoli tubicini metallici che vengono inseriti chirurgicamente a livello del trabecolo dell’occhio in modo da creare un bypass per l’umor acqueo, e abbassare così la pressione intraoculare che è all’origine del danno al nervo ottico”, ha precisato Piovella. In sintesi mettono in comunicazione l’interno dell’occhio con la parte esterna sotto la congiuntiva dove scaricano parte dei liquidi in eccesso che causano un aumento della pressione oculare.
Nel caso della degenerazione maculare si deve procedere speditamente per allargare l’accesso alle terapie a base di iniezioni intravitreali di anti-VEGF.

“I tanto attesi risultati sui farmaci di seconda e terza generazione si fanno ancora desiderare”, ha commentato Piovella. “Lamentiamo nel nostro paese ancora un problema organizzativo, dovuto alla ‘ghettizzazione’ di questi farmaci nella fascia H, cioè nella prescrizione e nella somministrazione ospedaliera; questo fa sì che in un anno in Italia si fanno circa 300.000 iniezioni, cioè un terzo di quelle che si praticano in Germania, in Francia o in Inghilterra che sono le nazioni con cui ci confrontiamo: su questo fronte continueremo come SOI a fare pressioni perché i vincoli vengano tolt e la rterapia liberalizzata a vantaggio di tutti quanti ne hanno diritto.
Nella degenerazione maculare è fondamentale la prevenzione. Per questo, è sicuramente da valutare positivamente la commercializzazione di un collirio in grado di schermare l’occhio dai raggi UV-A e dalla luce blu, tra i fattori ambientali di rischio per le maculopatie.
“In un paese come il nostro, in cui non c’è una cultura di protezione dell’occhio dal sole, possono essere sicuramente utili, soprattutto nelle persone che per altre condizioni sono obbligate ad applicare un collirio: senza cambiare le proprie abitudini, danno una protezione in più”, ha sottolineato Piovella.

Al di là di tutte le novità, per il Presidente SOI è doveroso ricordare come la salute della vista si preserva seguendo semplici regole di comportamento, come fare una visita oculistica periodica. Iniziando dai più piccoli. “Stiamo lottando, anche con la Fondazione Insieme per la vista per superare un vecchio approccio di screening della vista dei bambini piccoli, e arrivare a una visita oculistica completa, che possa valutare tutti gli aspetti della salute dell’occhio”, ha concluso Piovella. Stiamo infatti sostenendo la Fondazione con una campagna di sensibilizzazione sulle reti televisive, stampa, e web per promuovere l’informazione, “perché – spiace doverlo ricordare – ma molte persone si stupiscono che al giorno d’oggi si possa ancora perdere la vista, come se la cecità fosse una tragica eventualità del passato, ormai dimenticata: i controlli periodici da uno specialista sono l’arma più preziosa per arrivare in tempo e salvare la vista”.

Per ulteriori informazioni consultare Il portale dell'Oftalmologia italiana| SOI Società oftalmologica italiana www.soiweb.com