PRESENTATO UN MANIFESTO DURANTE L’ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE PROFESSIONI SANITARIE.
Roma, 23 febbraio 2019- Sei richieste al Governo e alle Regioni: intensificare la collaborazione con le professioni sanitarie e sociali e i loro enti esponenziali perché l’Ssn garantisca effettivamente e uniformemente i diritti costituzionalmente tutelati dei cittadini; rispettati i principi costituzionali di uguaglianza, solidarietà, universalismo ed equità alla base del Servizio sanitario e ne confermano il carattere nazionale; elaborare un’analisi rischi/benefici delle proposte di autonomia differenziata presentate dalle Regioni per misurarne l’impatto sulla finanza pubblica e sulla tenuta di tutti i servizi sanitari regionali; adottare iniziative per parametrare il fabbisogno regionale standard anche in base alle carenze infrastrutturali, alle condizioni geomorfologiche e demografiche e alle condizioni di deprivazione e di povertà sociale; garantire il superamento delle differenze tra i diversi sistemi sanitari regionali anche mediante la definizione e implementazione di un Piano Nazionale di Azione per il contrasto alle diseguaglianze; scongiurare il rischio che sia pregiudicato il carattere nazionale del nostro Servizio sanitario. Questi i principali contenuti del Manifesto che le professioni sanitarie e sociali, riunite sabato per la prima volta in assemblea a Roma hanno messo mettono sul tavolo per le Istituzioni. “In Sanità si registra un paradosso: da una parte c’è l’esigenza di cambiare radicalmente il modello organizzativo, dall’altra una fortissima resistenza a che questo cambiamento avvenga”, sottolinea durante la Tavola Rotonda il presidente Alessandro Beux, per spiegare la posizione della FNO TSRM PSTRP. “Per questo sarebbe necessario un cambiamento radicale dell’organizzazione complessiva del sistema socio-sanitario, da quello attuale, prevalentemente improntato sul modello ospedaliero per la gestione delle acuzie, a un modello fortemente basato sulla territorialità e sulla domiciliarizzazione delle cure. La nostra proposta si basa sul metodo scientifico: non diamo per scontato che un modello organizzativo alternativo all’attuale sia migliore, ma sottoponiamolo a sperimentazione, dandoci un tempo per verificarne la bontà, sulla base di indicatori di sicurezza, efficacia e di sostenibilità condivisi”.
A fare eco ad Alessandro Beux anche gli altri presidenti delle 10 : presenti “Il Governo deve porre al centro dell’agenda politica il tema della tutela e unitarietà del Servizio sanitario nazionale e sollecitare le Regioni al rispetto dell’art. 2 della Costituzione che ricorda alle Istituzioni i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale su cui deve fondarsi la vita del Paese, dell’art. 3 (eguaglianza dei cittadini) e dell’art. 32 della Costituzione (tutela della salute)”. Le professioni della salute chiedono alcuni impegni precisi a Governo e Regioni: l’attivazione di un tavolo di lavoro permanente dove potersi regolarmente confrontare sulle politiche sanitarie, anche con la partecipazione dei rappresentanti dei cittadini; la sottoscrizione con tutte le professioni sanitarie e sociali e l’attivazione in tutte le Regioni e secondo schemi omogenei condivisi dei recenti protocolli voluti dalle Regioni per instaurare un rapporto diretto con i professionisti e garantire un servizio sanitario universalistico e omogeneo; che i cittadini si facciano parte attiva ponendo con iniziative per garantire tutti gli aspetti sottolineati nel manifesto concludono tutti all’unanimità.